Parte teorica
Riciclaggio / Economia Circolare/ Gestione delle risorse[1]
Introduzione al problema
Siamo la società del consumismo che basa il proprio sistema economico sulla
quantità di produzione, espresso tramite il
PIL. Questo purtroppo porta a una crescita quantitativa ma non sempre qualitativa e di conseguenza a uno spreco di risorse enorme. Consumare fa crescere l'economia ma ci accorgiamo sempre più che questo a lungo andare è
insostenibile per la
limitatezza delle risorse, per l'inquinamento che la produzione genera e per i
rifiuti creati.
Il Pil è un indicatore monetario, misura la quantità di beni e servizi comperati e venduti. Non misura però il benessere di una società. Esistono dei beni che non vengono commercializzati come l'autoproduzione di un orto familiare, lo scambio basato sulla reciprocità, quei servizi svolti per amore e non per denaro: forme di solidarietà che fanno stare bene le persone, ma non fanno crescere il Pil, perché non comportano uno scambio monetario. Non si punta nemmeno in modo deciso, molto più di quello che si fa adesso, alla produzione di beni che aumentano la qualità di vita e il nostro ambiente come le energie pulite. Guardiamo cosa comporta tutta questa produzione.
Si calcola che
ogni anno si generino 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani, ovvero una media di 1,2 kg al giorno pro capite. Secondo le stime della Banca Mondiale nel suo rapporto "What a Whaste: a global view" nel 2025 queste cifre potrebbero anche aumentare a 1,42 kg a testa e 2,2 miliardi in totale. Lo spreco di cibo la fa da padrone: si stima che ogni anno un terzo della produzione mondiale non raggiunge lo stomaco! Da questa immagine si può vedere nei tre passaggi fondamentali dalla terra al consumatore quanto in % si perde in ogni stadio, a sinistra i paesi in via di sviluppo mentre a destra quelli sviluppati. Nei paesi sviluppati il prodotto agricolo per arrivare sullo scaffale perde il 22% a cui va aggiunto un 12% di spreco da parte del consumatore.
Gli sprechi nei vari stadi del prodotto
Teorie della “Decrescita felice", della quale
Maurizio Pallante ha scritto anche un libro, faticano ancora a prendere piede anche se qualcosa si sta muovendo, forse perché si è ben consci che ridurranno di un po' il benessere. L'Economia Circolante invece è sicuramente qualcosa di più percorribile. Ne parlerò approfonditamente in seguito.
Agire concretamente
Come possiamo gestire meglio le risorse e produrre meno rifiuti? Partiamo da un concetto concreto elaborato nello schema successivo dall'Azienda Cantonale dei Rifiuti:
La gestione integrata dei rifiuti
Prevenire:
Quando facciamo la spesa (vedi scheda tecnica alimentazione) cerchiamo di capire da dove viene il prodotto, se è di stagione e soprattutto quanti rifiuti produce, portiamo già una borsa della spesa di stoffa al posto che utilizzare sempre i sacchetti di plastica che hanno un uso limitato.
Riutilizzare: chiedersi se l'acquisto del prodotto nuovo sia veramente necessario o se non è possibile utilizzare ancora il prodotto vecchio o scambiare. Se proprio non si può fare a meno di acquistare, dare una seconda vita al nostro vecchio prodotto, come? A questo proposito iniziative come “Te lo regalo se lo vieni a prendere" (pagina Facebook) sono in continuo aumento.
Valorizzare: riciclare e separare per creare prodotti nuovi partendo da risorse già utilizzate.
Smalitire: gettare nel sacco della spazzatura in modo corretto per permettere al rifiuto di essere eliminato correttamente. |
Quando vale la pena reciclare?
Quando reciclare?
Cosa si può riciclare e si deve separare?
Il
riciclaggio permette di dare una
nuova vita al prodotto, mentre la
separazione può anche significare riciclaggio ma semplicemente può anche voler dire di
separare il prodotto in quanto a contatto con gli altri può provocare problemi. Pensiamo a esempio a della pittura o a dei farmaci pericolosi. Vediamo alcuni dati e cifre sull'opportunità di impegnarsi a fondo nel riciclaggio
Dati e cifre
MATERIALE |
NR. VOLTE |
RISPARMIO ENERGIA |
RISPARMIO INQUINAMENTO |
Alu | Infinito | 95% | 9KG/CO2 per 1kg |
Composti organici | Dissoluzione naturale | - | - |
Materiale chimico e farmaci | Dipende | n.d. | n.d. |
Carta | 6-7 | 4,85Kw/h al Kg | n.d. |
Latta | Infinito | 60% | 30% |
Dispositivi elettronici | Dipende, alcuni componenti infinito | n.d. | n.d. |
Vetro | Infinito | n.d. | 136 litri petrolio/tonn |
Pet | Infinito | 50% | 139000 tonn./anno |
Pile | Riutilizzo in prodotti secondari | n.d. | n.d. |
Le risorse riciclabili
Termovalorizzatore e Tassa sul sacco
Dal 2009 è entrato in funzione il
Termovalorizzatore di Giubiasco. Il Ticino non deve più portare i suoi rifiuti oltre Gottardo e il calore prodotto dalla combustione sta dando vita al progetto di teleriscaldamento, ossia utilizzare l'energia scatenata dalla combustione dei rifiuti per scaldare circa 20'000 economie domestiche della zona permettendo un risparmio significativo nelle emissioni di CO2.
Un altro passo avanti verso la riduzione della quantità di rifiuti è stato fatto qualche anno prima con l'introduzione della
tassa sul sacco.
Il principio di equità è semplice "chi inquina paga". Il progetto
Cantonale propone ca. 1.30 fr. per il sacco di 35 litri.
Come funziona?
Non c'è un sistema univoco, ma generalmente ogni economia domestica paga una
tassa fissa di base stabilita dal comune, circa dai 50 ai 100 fr. annui e poi si comprono i sacchi colorati dove un
rotolo costa circa 20 franchi. Il maggiore costo del sacco invita ad un suo uso più parsimonioso.
Si può risparmiare anche con la tassa? L'idea comune è che sia più cara, in realtà un semplice esempio, che potrebbe essere quello di casa nostra, dimostra il contrario:
|
TASSA SUL SACCO |
TASSA FISSA |
Tassa base (esempi) in chf
| 80 | 300 |
Nr. Sacchi/settimana | 1.5 | 2.5 |
Costo singolo sacco | 2 | 0.2 |
Costo dei sacchi annuo | 156 | 26
|
Costo totale |
236 |
326 |
Mediamente chi non ha la tassa sul sacco si impegna meno nel riciclo, per questo motivo è stato ipotizzato un valore più alto nel consumo settimanale.
Riciclaggio della plastica
Da alcuni anni diversi comuni raccolgono in modo separato anche la plastica dai rifiuti solidi urbani, al posto che bruciarla. Losone ha provato l'esperienza di portare la plastica a Riva San Vitale dove la ditta InnoRecycling ne assicura il riciclaggio a costo zero. Sempre nel comune locarnese l'incenerimento sarebbe costato 1'100 franchi, mentre i costi con questo sistema sono di 5'400. La differenza di 4'300 rappresenta solo lo 0,04% delle spese totali del comune in ambito rifiuto. Come ha osservato il Municipio si tratta di un contributo ecologico certamente sostenibile.
Il percorso del riciclaggio della plastica
Alcuni dati sul Ticino a proposito di rifiuti, i più recenti risalgono al censimento del 2017 ma accedendo direttamente al seguente
link si potranno scoprire eventuali aggiornamenti.
Nelle prossime immagini riporto alcune importanti informazioni:
Tempi di decomposizione di alcuni oggetti se gettati nell'ambiente
Schede per attuare una corretta separazione dei rifiuti
Nel seguente
link si trova un video che mostra un po' tutto il funzionamento del termovalorizzatore di Giubiasco.
L'Economia Circolare
Nonostante l’evoluzione tecnologica e la diversificazione merceologica, l’economia è rimasta fino a oggi legata all’assunto fondamentale, stabilito all’alba della rivoluzione industriale: il modello produci, consuma, dismetti. Una
linearità che parte dalla raccolta ed estrazione di materie prime attraverso la società e dritto dentro le discariche, fiumi, camini e inceneritori. Risorse contese tra Stati e non distribuite ugualmente unitamente all’ingresso della classe media dei consumatori di sempre più persone ci sarà materia per tutti? Classica domanda per illustrare il dilemma della scarsità di materia secondo una visione di Thomas Malthus: se anche i cinesi e gli indiani avessero il nostro standard cosa succederebbe? In realtà bisognerebbe trasformare la domanda in "dove e quali processi dobbiamo trasformare per creare un mondo dove tutti possono sfruttare il benessere offerto dalle tecnologie e ai saperi superando i limiti imposti dall’economia lineare?"
Sicuramente risulta positivo produrre calore dai rifiuti per le economie domestiche ma così facendo si dà per scontato che una risorsa debba per forza finire come rifiuto inutilizzabile. Meglio ancora sarebbe allora
evitare di produrre rifiuti e dare una seconda vita al prodotto. Bisogna ribaltare il concetto di rifiuto, considerando gli scarti una risorsa preziosa e non una scoria da eliminare o, peggio, da nascondere sotto il tappeto con le discariche. Per questo motivo si sta affermando sempre di più il concetto di
Economia Circolare.
Si tratta di prendere la
linea retta sottesa all'attuale sistema economico che preleva, trasforma, vende e butta indifferente alle conseguenze (cambiamenti climatici, inquinamento, distruzione della biodiversità e difficoltà di approvvigionemento delle materie prime) e
piegarla fino a trasformarla in un cerchio.
|
Come dice Elena Comelli in un suo interessante articolo[2] "L’economia circolare, infatti, non va confusa con il concetto di riciclo dei rifiuti, un’attività che si svolge a valle dei processi produttivi e che in un mondo ideale non dovrebbe nemmeno esistere, visto che si punta all’eliminazione del concetto stesso di rifiuto. Per entrare nell’ottica della produzione rigenerativa bisogna creare dei prodotti senza sostanze tossiche, che si possano facilmente disassemblare per riutilizzare i materiali tecnici di cui sono costituiti, mentre i materiali organici ritornano alla terra. Non è un percorso facile, perché bisogna ristrutturare i processi produttivi e costruire una nuova catena di approvvigionamento, in cui tutti i materiali usati per i nuovi prodotti abbiano già avuto una vita precedente. «Il consumatore certamente non desidera una tv che contiene oltre 4’000 elementi tossici, ma solo guardare uno spettacolo. Non vuole una lavatrice, ma abiti puliti. In casi di questo tipo, avrebbe più senso vendere il servizio piuttosto che il prodotto, con un leasing ecologico. Se la tv o la lavatrice vengono solo affittate, ma rimangono di proprietà del produttore, possono essere costruite con materiali molto migliori di quelli che si utilizzano oggi per ridurre il prezzo al minimo, e possono tornare all’origine una volta esaurita la loro funzione".
Questo ci permette di evitare la totale dipendenza dalle catene di approvvigionamento globalizzate e dalle materie prime vergini a buon mercato. In parole povere,
ritorno alle aziende nazionali e sostenibilità delle materie prime. Usare la quantità che permetta una loro rigenerazione ma soprattutto, cercare di estrarne il minimo possibile facendo leva sulla riparazione o dando nuova vita a delle componenti.
La risposta alla domanda dove trovare nuova materia per calmare i prezzi è stata individuata in una grande risorsa prima: l'immensa quantità di beni, materiali, scarti di produzione buttati ogni anno, insieme alla miriade di oggetti inutilizzati che giaciono nei cassetti. Come l'auto che, secondo una ricerca dell'Università di Stanford, rimane inutilizzata per il 92% del tempo.
Questo deve però partire da una diversa mentalità della visione di impresa. Bisogna sostituire la cultura del breve periodo, presentare ogni tre mesi in crescita per soddisfare gli azionisti, con quella di una visione del lungo termine. Partire, come già detto, da una
materia prima rinnovabile che abbia molteplici "reincarnazioni" future nei processi produttivi, ma soprattutto cambiare la temporalità dei prodotti e servizi che oggi sono progettati per non durare troppo a lungo. Per farlo bisogna contrastare il sistema di obsolescenza a tre livelli usato dall'economia lineare:
-
Le mode: secondo la sociologa
Roberta Sassatelli "è un mito fabbricato dall'industria della moda e dagli intermediari che operano nella sua orbita nonché un sistema di istituzioni che consolidano un campo di produzione e commercializzazione". Diventa quindi un sistema per creare modelli socioculturali.
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Innovazione incrementale continua: in particolare nell'elettronica, i nuovi prodotti contengono sempre innovazioni modeste, non distruttive: esempio la fotocamera del telefono che passa da 12 a 14 milioni di megapixel. Di fatto però le differenze sono irrelevanti
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Obsolescenza programmata del prodotto: il prodotto deve smettere di funzionare bene dopo la garanzia in modo che ripararlo costa troppo e venga sostituito da uno nuovo.
Schema dell'economia circolare[3]
I vantaggi sono presto elencati.
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Riduzione della pressione sull’ambiente,
- Più sicurezza circa la disponibilità di materie prime,
- Aumento della competitività,
- Impulso all’innovazione e alla crescita economica,
- Incremento dell’occupazione – si stima che
nell’UE grazie all’economia circolare ci saranno 580.000 nuovi posti di lavoro,
Con l’economia circolare i consumatori potranno avere anche prodotti più durevoli e innovativi in grado di far risparmiare e migliorare la qualità della vita. Ad esempio, ricondizionare i veicoli commerciali leggeri anziché riciclarli potrebbe portare a un risparmio di materiale per € 6,4 miliardi all’anno (circa il 15% della spesa per materiali) e € 140 milioni in costi energetici, con una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 6,3 milioni di tonnellate. In sostanza, non ci saranno più scarti, si punterà tutto sulle energie rinnovabili, la forza lavoro sarà impiegata per la sua intelligenza a sostegno dei processi. Si parla quindi "dalla culla alla culla ("upcycling" in inglese) perché non ci si limiterà ad evitare gli scarti ma come questi potranno essere reimpiegati e valorizzati in nuovi processi produttivi. Per degli esempi concreti invito a leggere il bel libro di Emanuele Bonpan, L'Economia Circolare[4].
Si passerebbe a un Capitalismo Naturale, come definito da Amory Lovins, autore del bestsellers "Reinventare il fuoco". Dobbiamo utilizzare il suolo, l’acqua, l’energia e tutto ciò che prendiamo in prestito dal pianeta in un modo che sia 100 volte più produttivo. Quindi il principio e quella della produttività radicale delle risorse. Il secondo principio del capitalismo naturale consiste nel produrre come fa la natura, ossia in cicli chiusi, senza sprechi e residui tossici.
La terza trasformazione nel capitalismo naturale è un’economia delle soluzioni basate sul modello del business, che incentivi sia cliente che fornitore a fare meglio, senza sprechi residui tossici. Questo porta solitamente alla forma del noleggio del servizio desiderato al posto dell’acquisto. Il quarto principio consiste nel rinvestire parte del risparmio che ne deriva in ciò che soffre di carenza di capitale, come la natura.
Esistono comunque dei limiti oggettivi alla totale rivoluzione circolare della materia: dispersione naturale della materia stessa, degradazione naturale, competizione economica per la risorsa prima secondaria, competizioni per le risorse più preziose, limitazione dei sistemi, conflitti potenziali per la concentrazione di materia nelle grandi aziende, scontri tra Stati per risorse classiche, su tutte l’acqua.
Un bel documentario riassuntivo sull'Economia Circolare si trova al seguente
link della trasmissione RSI "Tempi Moderni"
Video riassuntivo sul concetto di economia circolare:
Ci sono alcune
applicazioni/siti che sposano appieno il concetto di Economia Circolare.
Too good to go
in questa applicazione i negozi che hanno dei cibi che scadono a breve, di solito il giorno stesso o il giorno dopo, forniscono le coordinate per ritirare il prodotto a un prezzo speciale. Questo permette al consumatore di risparmiare mentre al produttore di non sprecare cibo e non conseguire una perdita. Applicazione scaricabile gratuitamente dall'app Store.
"Se lo vieni a prendere te lo regalo gratis"
è invece una pagina Facebook dove chi ha un prodotto funzionante ma che non utilizza più lo regala alla condizione che l'interessato venga a prenderlo.
[1] Fonti:
Azienda Cantonale dei Rifiuti
[1] Fonti:
www.ti.ch, Censimento dei Rifiuti in Ticino
[2]
Fonte: È ora di puntare sull'economia circolare, Elena Comelli, La Regione, 19 ottobre 2020
[3] Fonti:
Pagina Ufficiale dell'Unione Europea
[4] Fonte: Emanuele Bompan: Che cosa è l'Economia Circolare, Edizioni Ambiente, 2016